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Rifugiati Siriani, vittime della fortezza Europa. Il comunicato della Rete Euromediterranea per i diritti dell’uomo

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In vista del Consiglio degli Affari Esteri della UE del 21 ottobre prossimo, la Rete Euromediterranea dei diritti dell’uomo ( REMDH ) chiede alla UE e ai suoi stati membri di assicurare a tutti i rifugiati provenienti dalla Siria la protezione internazionale sul suo territorio.

La REMDH è infatti preoccupata delle difficoltà che i rifugiati siriani devono superare per avere accesso alla protezione e per beneficiare dei diritti che discendono dallo status di rifugiato, garantiti dalla Convenzione di Ginevra del 1951.

Anche se il nuovo regime d’asilo comune europeo prevede la protezione temporanea in caso di afflusso massiccio per conflitti e nonostante la crisi umanitaria che attualmente coinvolge la Siria, gli Stati Europei tardano ancora ad attuare una politica di protezione.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ne ha registrato più di 2 milioni provenienti dalla Siria e stima in 4,25 milioni il numero dei profughi interni. I paesi della regione hanno aperto le loro frontiere al 97% e la grande maggioranza di questi rifugiati si è insediata in Giordania, Turchia, Libano, Irak ed Egitto. I rifugiati siriani vivono in modo precario tra la popolazione locale e abitano in campi dove è limitata la libertà di circolazione.

Questi paesi non riescono da soli a far fronte alla crisi umanitaria, come ha più volte ribadito l’HCR. In questi ultimi tempi detti, non sono nemmeno più in grado di provvedere ai bisogni primari (sanità, cibo alloggio ) dei rifugiati, duramente provati da due anni di guerra. Le comunità di accoglienza sono attraversate da gravi tensioni. In Egitto, in particolare, le discriminazioni, gli arresti arbitrari ed i respingimenti verso la Libia, la Turchia, la Siria sono diventati pratiche quotidiane. Continua a leggere…

I MIGRANTI SBARCATI A LAMPEDUSA NON VOGLIONO ESSERE IDENTIFICATI IN ITALIA E NON C’E’ DA STUPIRSI!

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foto da: ansa.it

In Italia il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati ha attualmente la disponibilità di circa 5mila posti: troppo pochi a fronte degli aventi diritto (solo nel 2012 – anno tra l’altro in cui si è registrata una brusca diminuzione – le domande d’asilo presentate ammontavano a 15.710).

La maggior parte dei richiedenti asilo e titolari di una forma di protezione non gode di un’accoglienza di qualità e i migranti che arrivano ne sono sempre più consapevoli.

Quindi perché stupirsi? L’Italia, sebbene registri uno dei tassi più alti di riconoscimento, non ha dato sostanza alla protezione che offre sulla carta. L’Italia non è un paese a misura di rifugiato ed è comprensibile che chi è costretto a fuggire dal proprio Paese e a cimentarsi in viaggi fatti di soprusi e violenze, lotti per raggiungere una meta più sicura.

I migranti sono riusciti ad ottenere che non venissero prese loro le impronte sull’isola: hanno vinto la loro piccola battaglia.

L’Italia ha perso. Ha perso in partenza. L’Italia perde ogni volta che non garantisce i diritti fondamentali di queste persone. L’Italia perde ogni volta che permette che rifugiati e rifugiate siano costrette a dormire nelle stazioni, sotto i ponti e i sottopassaggi, nelle occupazioni senza luce e senza acqua. L’Italia perde ogni volta che permette che la procedura per il riconoscimento dello status duri anni, ogni volta che si intoppa la macchina dei rinnovi, ogni volta che i comuni negano l’iscrizione anagrafica.

L’Italia ha perso perché è un paese da attraversare e non nel quale restare.

E perde la nostra democrazia perché nega diritti fondamentali, produce ingiustizie e alimenta il razzismo.

ENA – Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, 28/02/2013

Disciplina della cessazione delle  misure  umanitarie  di  protezione temporanea concesse ai cittadini dei Paesi del Nord Africa  affluiti nel territorio nazionale nel periodo 1°  gennaio  –  5  aprile  2011.

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Gli articoli nel presente decreto vertono su:

– Cessazione delle misure di protezione umanitaria

– Casi di esclusione dai rimpatri

– Modalità di attuazione dei programmi di rimpatrio assistito

– Disposizioni finanziarie

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